Villa Torlonia è tra le aree verdi più piccole di Roma. Con soli 13 ettari di estensione, presenta tuttavia caratteri di grande originalità.
Il suo aspetto paesaggistico si fonde perfettamente con l’eleganza delle sue architetture.
Andiamo a scoprirne di più!
Villa Torlonia: dalla nascita del Parco all’acquisto della famiglia Torlonia
Nel Seicento, in quest’area suburbana di Roma si trovava una piccola proprietà del Cardinale Pamphilj chiamata nelle fonti “La Vignola”.
La proprietà passò successivamente nelle mani della famiglia Colonna, che la ingrandì acquistando i terreni limitrofi.
Sarà alla fine del Settecento che Villa Torlonia troverà i suoi proprietari finali; coloro che lasceranno un’impronta indelebile sul parco. Parliamo naturalmente dei principi Torlonia.
Fu in particolare Giovanni -figlio di Marino- ad acquistare la villa nel 1797, per poi affidarne la sistemazione ad uno dei maggiori architetti dell’epoca: Giuseppe Valadier.
Giovanni Torlonia era una personalità particolarmente in vista nella nobiltà romana, grazie alla fama che il suo Banco aveva acquisito in città. Per la medesima ragione era riuscito anche ad attrarre l’ammirazione del papato.
Uomo di grande intraprendenza, il principe Giovanni si contraddistinse anche come raffinato mecenate e collezionista d’arte. Tra le sue maggiori acquisizioni, ricordiamo la collezione di Bartolomeo Cavaceppi -famoso scultore e restauratore dell’epoca- che comprendeva quadri, disegni e marmi di altissimo valore. (Alcune di queste opere sono visibili nella Mostra dei Marmi Torlonia ospitata presso la nuova sede dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli, di cui vi abbiamo parlato in un precedente articolo del nostro Blog).
Su incarico di Giovanni Torlonia, il Valadier diede un’impronta unica alla villa, che assunse l’aspetto di un giardino all’italiana caratterizzato da viali rettilinei, aiuole regolari e geometriche, ed eleganti fontane alle intersezioni dei principali viali.
L’architetto si occupò anche della parte residenziale di Villa Torlonia, dove prese forma l’imponente Casino Nobile (oggi sede di uno dei Musei di Villa Torlonia, che vi invitiamo a visitare con i nostri tour privati di Roma).
Un viale di lecci conduceva visivamente il visitatore a questo capolavoro neoclassico, fulcro centrale del settore settentrionale della villa.
Di padre in figlio: l’intervento del Principe Alessandro Torlonia
Villa Torlonia mutò aspetto quando a Giovanni succedette il figlio Alessandro, che chiamò al suo servizio un raffinato architetto dell’epoca: Giovan Battista Caretti.
Seguendo una moda diffusa nell’800, Caretti arricchì la villa di false rovine e ruderi classici.
Nacquerò cosi a Villa Torlonia il Tempio di Saturno, l’Anfiteatro (oggi perduto), la Tribuna con fontana, ed altri elementi architettonici ancora visibili nel parco.
Durante un soggiorno londinese, Alessandro Torlonia aveva avuto modo di visitare il Parco di Painshill di Lord Hamilton progettato da William Kent nei pressi di Londra. Il principe era rimasto particolarmente colpito da questa tipologia di giardino -detta appunto “all’inglese”- dove la natura si esprimeva apparentemente libera e senza costrizioni.
Fu così che grazie all’intervento di un abile architetto del paesaggio proveniente dall’Italia settentrionale, Giuseppe Jappelli, Villa Torlonia si arricchì anche di collinette artificiali, vialetti tortuosi e laghi. Uno di questi riproduceva in scala minore il Lago del Fucino, a ricordare ed esaltare l’opera titanica condotta dal Principe Alessandro per il prosciugamento e la bonifica di quell’immenso bacino idrico.
C’è una curiosità interessante che riguarda i rapporti tra l’architetto Jappelli e il suo committente. Dalle fonti d’epoca sappiamo infatti quanto lo Jappelli fosse insofferente al clima che si respirava attorno alla famiglia Torlonia, e in generale alla nobiltà romana dell’epoca.
I nobili romani erano accusati dall’architetto di superficialità, ignoranza e scarsa cultura. A sua detta si limitavano a passeggiare sempre in carrozza, circondati da ciurme di adulatori nello sfarzo delle loro ville. Erano tanto diversi dai nobili inglesi che lo Jappelli aveva conosciuto nei suoi viaggi in Inghilterra; così riservati, solitari ed amanti delle passeggiate immerse nel verde dei loro sobri giardini.
Nonostante i rapporti non idilliaci con Alessandro, l’architetto terminò comunque il suo lavoro e conferì al parco un tocco di internazionalità ed eclettismo che ancora sopravvive al tempo. Costruì, infatti, la Capanna Svizzera (poi divenuta Casina delle Civette), la Serra, la Torre Moresca e il Campo da Tornei.
Villa Torlonia, da Mussolini ai giorni nostri
Con l’ampliamento di Via Nomentana agli inizi del ‘900, la zona settentrionale del parco di Villa Torlonia subì profonde modifiche. L’ingresso venne arretrato per l’allargamento della strada e furono eliminati l’Anfiteatro ed altre false rovine.
Alcuni anni dopo, il principe Giovanni consegnò la villa a Benito Mussolini, che la scelse come propria residenza dal 1929 al 1943. Risale al periodo bellico la creazione da parte della moglie del duce, Rachele, dei cosiddetti orti di guerra. Si trattava di un progetto di riconversione agricola dei terreni di alcune ville romane al fine di sopperire alle carenze alimentari del tempo.
Sul finire del secondo conflitto mondiale, Villa Torlonia venne occupata dalle truppe anglo-americane, che ne fecero uno dei loro quartieri generali a Roma, nonchè “parcheggio” per carri armati, causando ingenti danni al parco e agli edifici.
Dopo anni di abbandono, negli anni ’70 la villa venne finalmente acquisita dal Comune di Roma, grazie ad una forte mobilitazione dei comitati di quartiere, che mostrarono grande interesse e attiva partecipazione al recupero del parco.
Gli edifici di Villa Torlonia, tuttavia, rimasero nel degrado per altri venti anni, perchè i progetti di recupero vennero avviati solo negli anni ’90. L’ultimo intervento in ordine cronologico è quello che ha riguardato la Serra Moresca, che con un attento restauro è tornata finalmente al suo originario splendore.
Villa Torlonia si presenta oggi ai nostri occhi come una delle più importanti testimonianze di villa ottocentesca, caratterizzata da un’insolita commistione di generi e stili.
Questo eclettismo si rispecchia anche nella geografia del parco. La parte settentrionale, infatti, è improntata a razionalità e ordine (in tipico stile neoclassico); mentre la zona meridionale incuriosisce per la sua irregolarità. Ci si immerge in una natura “artificialmente incontrollata”, che rispecchia gli ideali del Romanticismo. Le architetture di stili differenti appaiono dalla folta vegetazione suscitando un effetto di continua sorpresa e suspense.
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Tutte le informazioni per visitare il Parco di Villa Torlonia:
- Ingressi: Via Nomentana 70, Via Siracusa, Via Lazzaro Spallanzani
- Orari: tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00 (consigliamo di verificare sul sito del Comune di Roma, perchè gli orari di apertura cambiano a seconda delle stagioni)
- Website: https://www.comune.roma.it/web/it/scheda-servizi.page?contentId=INF75732
Testo a cura di Alessandra,
Storica dell’Arte e Guida Autorizzata di Roma e Provincia